2008 Mac. Campania - Istituto Aveta

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2008 Mac. Campania

Chi siamo > Ex Case della Congregazione

*1944 - Agerola (NA)
14ª Fondazione: Casa di studio per la preparazione delle future suore. La prima sede era un appartamento a visa Luigi Settembrini, poi si passò, nel maggio 1891 al palazzo Sansevero in S. Domenico Maggiore e, nel 1933, al palazzo Casa Calenda nella stessa piazza. Qui le ospiti restarono fino al 1942 e, a seguito dei bombardamenti, questa sede fu ritenuta insicura, e perciò, le suore fecero ritorno a Casa Madre. Successivamente, il 15 agosto del 1943, le suore ebbero in eredità un appartamento in via S. Lucia. si aprì il 13 novembre del 1929. Prima sede via Settembrini, poi al Palazzo S. Severo in S. Domenico Maggiore ed ancora, nella stessa piazza a Palazzo Calenda.
Il 1942 le Suore fecero ritorno a Pompei.


*Macerata Campania (Caserta)
(Suore Domenicane di Pompei - Presso Parrocchia S. Martino - Corso Umberto I,62 - 81047 Macerata Campania (CE) Tel. 0823/898492 Cell. 333/8225128)

Fondazione della Casa di Macerata Campania

Nuova Casa delle Suore Domenicane di Pompei a Macerata Campania (Ce)
L’Arcivescovo di Capua, Mons. Bruno Schettino, Lunedì 5 maggio 2008, ha benedetto a Macerata Campania, in provincia di Caserta, la nuova casa delle Suore Domenicane di Pompei.
Alla celebrazione, animata dalle Novizie della Congregazione nel cortile dell’Istituto, e seguita da un momento di festa, erano presenti, oltre a numerosissimi fedeli, guidati dal parroco don Gianfranco Boccia, la Superiora Generale, Madre Angelica Bruno ed il Sindaco Dott. Luigi Munno.

La casa fu donata dal signor Tommaso Nacca, cittadino di Macerata Campania, alcuni decenni fa perché fosse destinata ad accogliere le religiose impegnate nella cura dei fanciulli più poveri della cittadina.
L’Istituto è stato intitolato al Beato Raimondo da Capua.
Frate Domenicano e Maestro Generale dell’Ordine dei Predicatori, nato nel 1330 circa a Capua, elevato agli onori degli altari da Papa Leone XIII nel 1899, fu direttore spirituale e confessore di Santa Caterina da Siena, Terziaria Domenicana, Dottore della Chiesa e Patrona d’Italia.
Mancava nell’Archidiocesi di Capua, che ha dato i natali a così illustre personaggio, una struttura a lui dedicata ed è grazie all’interessamento del parroco, alla benevolenza dell’Arcivescovo e della Superiora Generale della Congregazione, che si è potuto concretizzare con un segno così speciale il ricordo di un grande uomo di spirito che ha illuminato la storia della Chiesa.
Macerata Campania
L’apertura della comunità di Macerata che risale a fine anno 2006 ha procurato non pochi interrogativi da parte delle Suore. Perché Macerata Campania? Perché aprire in questo momento dove ogni casa sente il bisogno di avere più elementi per coprire tante mansioni scoperte? Perché “sprecare” energia, tempo in questo paese sconosciuto? Sono interrogativi che a prima vista sono giusti, ben pesati e che aspettano delle risposte.
In Parrocchia
Pensiamo e ragioniamo un poco insieme: se noi ci atteggiamo a persone che pensano solo al lavoro da fare, ad un impegno da svolgere, allora tutte queste domande hanno ragione d’essere perché è vero che tante suore coprono due, tre uffici per far andare al meglio ogni cosa.
Ma se guardiamo oltre, se ci pensassimo un poco in più, e se scavassimo in profIn Parrocchia ogni qualvolta vi è una occasione di incontro le Suore sono presenti.ondità, il verbo andare ha una connotazione evangelica: “Andate, predicate…” non solo con parole ma con la vita. Ogni cristiano, ogni consacrato è chiamato ad andare, ad uscire, prima dal proprio guscio e dai propri parametri mentali, poi fuori per  poter incontrare gli altri, per crescere, per maturare, non necessariamente varcare i confini nazionali.
San Domenico a proposito del suo “rischiare” circa il “mandare” a due i giovani frati del suo tempo, diceva: “Il grano che si ammucchia, ammuffisce, mentre quello seminato, cresce, si moltiplica”.
Dove Cristo ci chiama, là andiamo. Lo Spirito santo soffia come vuole e quando vuole. Sicuramente, le Madri hanno sentito quel “mormorìo” per aver avuto l’audacia e il coraggio di
dire sì all’inviato. Poi ogni posto è una valle di Maria, ogni dove è un terreno del Signore. Tutto appartiene a cristo. Siamo gli strumenti suoi per arrivare ai fratelli, quindi, possiamo dire con Madre Teresa: “Signore, hai bisogno delle mani, ecco le mie. Hai bisogno dei miei occhi… dei miei piedi… del mio sorriso… eccomi, Signore.”
Come tutte le nostre comunità, anche noi contribuiamo con quel poco che  sappiamo fare per portare qui a Macerata il carisma del nostro Fondatore. Innanzitutto, curiamo e coltiviamo il nostro essere consacrate attraverso la preghiera assidua, la meditazione, la lectio divina, la vita in comune, la gioia di appartenere a cristo.
Da qui scaturisce il nostro operare.
Le nostre attività primarie sono: il catechismo, l’animazione liturgica,, la cura della Chiesa, portare la  comunione ai malati. Poi offriamo diversi corsi: il doposcuola, il corso di chitarra, il ricamo, di inglese. Abbiamo diversi gruppi: i ragazzi, l’azione cattolica-ragazzi, l’azione cattolica-adulti. Aiutiamo il parroco nel suo ufficio parrocchiale, la Caritas.
La settimana è scandita da tutte queste attività. Molte volte la giornata finisce a tarda sera per gli incontri che si possono fare a quell’orario. Non sembra vero ma gli impegni sono tanti. Gli orari della comunità devono adeguarsi continuamente. Perciò si presuppone un certo equilibrio, maturità e elasticità.
Con l’aiuto di Dio e la mano guida della Madonna, portiamo avanti questa missione con fiducia, libertà di cuore e gioia sapendo che Gesù è con noi e che dietro alle nostre spalle, c’è tutta la Congregazione che ci sostiene con preghiere ed affetto come noi per essa.
La casa di Macerata Campania
Durante la benedizione della nostra comunità di Macerata Campania il 5 maggio 2008, non tutte le nostre consorelle hanno potuto partecipare e perciò ho pensato di far pubblicare le foto per far conoscere loro sia la struttura, sia le attività che la comunità svolge in questa Parrocchia di dodicimila abitanti.
La casa dista cento metri dalla parrocchia ed è molto frequentata da persone di ogni età, classe sociale e razza.
È qui che si fa il catechismo, corso biblico, corso di chitarra, corso di ricamo, corso di inglese, riunioni, feste, ritiri, prova di canti per la liturgia, ecc.
Ogni gruppo trova il proprio posto, lo spazio necessario per poter svolgere la propria attività.
Le Suore sono impegniate in tutti i campi in collaborazione con tanti laici che veramente prendono a cuore il proprio impegno. Naturalmente questo grazie al nostro parroco che con passione,, dedizione ed abnegazione va incontro a tutte le necessità di questo piccolo gregge. Egli si “consuma” per la chiesa, sua sposa.
Entriamo ora nella casa dove troviamo subito la cucina. Al fianco c’è la sala da pranzo che funge anche come un piccolo salotto e dove si passa per accedere alla minuscola cappella.
Dalla cucina si sale nella clausura dove troviamo un salottino-stanza da lavoro, e poi un corridoio che porta alle quattro stanze. Qui finisce il nostro reparto. La porta che affaccia alla terrazza è un passaggio per arrivare alle tre stanze adoperate per il catechismo. Al pianoterra c’è un salone grande e una stanza più piccola per le riunioni e poi un’altra cucina e un refettorio a disposizione dei gruppi che intendono consumare il pranzo, celebrare una festa, o altre attività.  (Autore: Suor Maria Anselma German)

Responsabile della Comunità di Macerata Campania
Madre Rosangela P. Maximo (Filippina)
Comunità di Macerata Campania
Attualmente le Suore appartenenti alla comunità sono:
Sr.M.Bernaditta Kuriyappilly (Indiana) - Sr.M.Wenehenubun Maria Maddalena (Indonesiana)
Attività nella Comunità di Macerata Campania

A Macerata Campania le Suore sono tra la gente una presenza fattiva e discreta, di conforto e a sostegno delle loro necessità fisiche, spirituali e familiari.  Danno il proprio apporto nell’animazione domenicale della Liturgia e sono gli “angeli custodi” nella formazione dei ragazzi della città.  Certamente la Regina del Rosario sorride compiacente per il singolare evento, vissuto dalle “Sue” Figlie, e il Beato Bartolo Longo gioisce per l’impegno di testimonianza evangelica intrapresa.

News da Macerata Campania
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Regione - Campania

La Campania è una  regione dell'Italia meridionale. Conta 5.701.931 residenti (censimento 2001 ed ha la più alta densità di popolazione tra le regioni italiane, ma è seconda dopo la Lombardia per numero totale di abitanti. Il suo capoluogo è  Napoli. Confina a ovest, sud-ovest con il  Mar Tirreno, a nord-ovest con il  Lazio, a nord col  Molise, a nord-est con la  Puglia e ad est con la  Basilicata.  Il nome Campania deriva dal termine  latino campus, che vuol dire campagna, e per commistione linguistica, dal termine osco Kampanom, con il quale si indicava l'area nei pressi della città di  Capua.

Città - Macerata Campania

Macerata Campania è un paese della provincia di Caserta.
Logisticamente è situato nel triangolo Caserta - Santa Maria Capua Vetere - Marcianise; infatti i vari cFoto anni 50entri abitati distano fra loro solo alcuni chilometri.
Macerata Campania, oltre al comune capoluogo, comprende le frazioni di Caturano e Casalba.
Un altro luogo che ha fatto parte del territorio di Macerata è stato Cuzzoli, villaggio misteriosamente  scomparso a metà del XVIII secolo.
La sua superficie si estende su 7,63 Km2 ed il suo numero dei presenti sfiora i 10000 abitanti.  Battiglia di Pastellesse4 - foto degli anni 40
La sua storia è di difficile lettura per la scarsità delle fonti, si confonde infatti con quella della antica Capua, corrispondente all'attuale Santa Maria Capua Vetere, essendo stato casale di quest'ultima per lunghissimi secoli. Di qui la storia di una popolazione etrusca prima, osco-sannita poi, romana infine, esposta per fatal disposizione (di origini, di sito, di nome, appunto) ad una intensissima comunità di destino, di drammi, di onori con le opulenze della contigua Capua.  
Storia, spessissimo, di saccheggi, di distruzioni, scempi, in buona parte riconducibile a quella sua topografia, in prossimità della Regina Viarum (via Appia) e lambita dalla via Atellana.
Anche per questo, il prof. Pasquale Capuano insiste sulla radice etimologica del verbo macero, da cui deriverebbe il nome Macerata, nel significato non tanto riferibile alla coltivazione della canapa (la denominazione Macerata è stata da noi reperita in epoca molto anteriore all'epoca di S. Stefano Minicillo, epoca in cui non vi era alcuna coltivazione di canapa), quanto al sofferto senso di rovina, di demolizione a quel verbo conferito da Orazio, Cicerone, Livio, Varrone.
Sin dal secolo XI si attesta la presenza di Macerata nella Terra dei Lanei (Terra dei Lagni), uno dei distretti che componeva il territorio di Capua.  
Secondo varie fonti si può ritenere che il nucleo cittadino sia sorto due secoli prima, non prima dell'anno 841, anno in cui Capua romana fu distrutta dai Saraceni.  
Denominata  dal 1862 Macerata di Marcianise, si chiamerà Macerata Campania dal 1946 a seguito della soppressione del comune di Casalba, il quale ha avuto una vita al quanto breve (dal 1 gennaio 1929 al 30 giugno 1946) e comprendeva l'odierna Macerata Campania e l'odierna Portico di Caserta.
Di sicuro fascino è la chiesa dedicata a San Martino Vescovo.
In mancanza  di documenti certi si deve ritenere che la chiesa possa essere sorta prima dell'anno 688, anno del rinvenimento del corpo di S. Rufo, in loco Macerata Campania, secoQui nacque S. Stefano Minicillondo come afferma lo storico G. Iannelli, comunque prima del 935,  anno di nascita del santo maceratese Stefano Minicillo, che proprio nella chiesa del suo villaggio apprese le prime nozioni della fede che l'avrebbe portato agli onori.
Tra le figure d’  abati che hanno retto la chiesa di San Martino Vescovo, nel corso dei secoli,  un posto di rilievo spetta al capuano Francesco d'Isa, parroco di Macerata Campania per alcuni decenni durante il XVII secolo, il quale la restaurò dalle fondamenta.
Nel corso degli anni la chiesa ha subito continui cambiamenti, fino ad arrivare a quella di oggi.
La festa più importante e amata dai maceratesi è quella dedicata a Sant'Antuono, meglio noto come Sant'Antonio Abate, che ricorre ogni anno il 17 gennaio.  
Nei giorni che precedono e susseguono questa data si organizza la sfilata delle "battuglie di pastellesse", le cui origini si perdono nel tempo.
Gruppi di uomini su carri addobbati suonano a percussione strumenti agricoli, creando dei ritmi travolgenti, dai significati lontani e profondi, che trasmettono la forza delle radici contadine, della vita nei suoi significati più forti.  
L'amore, il sesso, il rapporto con la terra - con le sue paure da esorcizzare - sono ritmati a colpi di botti, falci e tini.


*2004/2020 Busseto (Parma)
(Suore Domenicane - Via Toscanini,2 - 43011 Busseto (PR) "Emilia Romagna" tel. 0524/92378 asilo - e-mail: asilo.busseto@email.it)

Responsabile della Comunità di Busseto
Madre Nazarena Libonati
Comunità di Busseto
Attualmente le Suore appartenenti alla comunità sono:
Suor Maria Gilda Legaspino (Filippina) - Suor Maria Leonida R. Garcia (Filippina)
Regione - L’ Emilia Romagna

Questa regione, abitata fin dall'antichità, ottenne una vera e propria organizzazione politica verso la fine del VI secolo, con l'espansione etrusca sulle rive del Po.  
Importantissima per i suoi porti (Spina, Adria, Ravenna e Rimini), la regione vide fiorire molti centri urbani commerciali lungo la linea della Via Emilia, come Cesena, Modena, Parma, Piacenza e, sulle colline dell'alto corso del Reno, Misa (oggi Marzabotto).
All'inizio del IV sec. a.C., l'invasione celtica minò la prosperità della regione, e nel III sec. a.C., i Romani la acquisirono e la ordinarono in provincia insieme alla Liguria. In questo nuovo ordinamento, la regione ebbe un incredibile sviluppo; divenuta punto centrale dell'Italia di allora, fu anche teatro di grandi scontri militari: il passaggio del Rubicone da parte di   Cesare, la guerra di Modena, la stipulazione del secondo triumvirato. Augusto ne fece la sua VIII regione, col nome appunto di Emilia, con i suoi importanti centri urbani come Forum Livii (Forlì), Forum Cornelii (Imola),  Faventia (Faenza), bonomia (Bologna), Mutina (Modena),  Regium (Reggio), Parma, etc...
Nel V sec. d.C., Onorio trasportò la capitale a Ravenna (402), e la parte orientale dell'Emilia, che prese poi il nome
di Romania (Romagna), divenne il centro politico dell'Impero d'Occidente, ormai giunto al suo declino. Ravenna fu anche capitale dei Goti, sede dell'esarcato Bizantino. Con l'invasione longobarda (568), la regione fu divisa in due; da una parte Modena, Parma, Piacenza e Reggio, ducati longobardi, e dall'altra, da Ravenna a Bologna, città bizantine.
Con i re carolingi (754-774) la regione fu messa sotto la giurisdizione papale, ed i ducati longobardi passarono dal governo dei conti a quello dei vescovi-conti (IX e X sec.), fino a passare definitivamente nelle mani della Chiesa, verso la fine dell'XI secolo.
Nel periodo dei comuni, Bologna, Piacenza, Modena e Reggio ebbero un notevole sviluppo dovuto certamente alla presenza di grosse correnti di traffico commerciale, ma presto si distrussero vicendevolmente in lotte e rivalità; in particolare, in seguito alla discesa di  Federico Barbarossa,  alcuni aderirono alla Lega Lombarda (1167), e altri sostennero l'Impero.
Il governo pontificio tentò di affermarsi con il cardinale Albornoz (1353-1367) e in modo più efficace con  Cesare Borgia,  fatto duca di Romagna nel 1501; morto papa  Alessandro VI (1503), però le mire veneziane sulla Romagna furono neutralizzate dai papi successivi.
Durante le guerre del XVI sec. la valle del Po fu il punto nevralgico della politica italiana, divisa com'era tra Stato pontificio, Impero e signorie  Estensi.  
Durante i conflitti europei dei secc. XVII e XVIII, i vari Stati
subirono diverse invasioni, e nel 1731, dopo l'estinzione della famiglia Farnese (subentrata a quella Estense), a Parma e Piacenza subentrarono i Borboni.
Nel 1797, dopo la  pace di Campoformio, l'Emilia (salvo Parma lasciata ai Borboni) e la Romagna entrarono nella Repubblica Cisalpina, che nel 1802 diventò Repubblica Italiana, fino al 1805, quando Parma e Piacenza furono annesse alla Francia e il resto entrò nel Regno Italico.
Il  congresso di Vienna restaurò gli equilibri di potere e il dominio temporale della Chiesa, e la partecipazione degli emiliani ai moti risorgimentali fu estremamente intensa, attraverso congiure e operazioni militari.
Fallito il tentativo di unirsi al Piemonte nel 1848, la fusione tra Emilia-Romagna e Regno d'Italia avvenne tra il 1859 e il 1860.


 
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